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TOSCANA: Casa della comunità Le Piagge

Affrontare la complessità nella dimensione multidisciplinare della casa della comunità. Analisi di contesto di una periferia urbana

di Cecilia Francini, Medico medicina generale Casa della comunità delle Piagge


Le Piagge è una periferia urbana della zona ovest di Firenze, situata tra il fiume Arno e l’aereoporto. Edificata alla fine degli anni Ottanta sulla spinta di un’emergenza abitativa improvvisa del comune di Firenze e dei comuni limitrofi, è un quartiere caratterizzato da numerosi edifici di edilizia popolare. È una zona altamente popolosa, caratterizzata da una prevalenza di cittadini stranieri che si attesta intorno al 10 per cento della popolazione, prevalentemente nuclei familiari di nazionalità cinese, rumena e albanese. La disoccupazione ha tassi doppi rispetto al resto della città e più alti della media nazionale sono anche fenomeni come dispersione scolastica, dipendenze da alcol, cocaina, slot machine e videoterminali. I dati di ARS, Agenzia regionale di sanità, riportano una mortalità e tassi di ospedalizzazione per malattie croniche doppi rispetto a quelli della città di Firenze. Doppio è anche il tasso di suicidi e di disturbi legati alla salute mentale.

La Casa della comunità (CDC) delle Piagge è una struttura edificata nei primi anni del Duemila e offre assistenza a un bacino di utenza di circa 35 mila cittadini. Il territorio è ulteriormente suddiviso in dieci microaree di circa 3.500 abitanti in carico a un infermiere di famiglia e comunità (IFeC) che si occupa in senso ampio della salute dei cittadini (includendo aspetti non solo di cura, ma anche di prevenzione e promozione della salute). Fa capo alla CDC una Aggregazione funzionale territoriale (AFT) di venti medici di medicina generale, sei dei quali inseriti all’interno della CDC.

Nella trattazione che segue mi soffermerò ad analizzare i molteplici elementi che hanno stimolato il processo trasformativo, da distretto a CDC, rendendo Le Piagge un luogo di sperimentazione e ricerca. Tra questi hanno giocato un ruolo importante fattori come l’ubicazione geografica del distretto e il ruolo del Terzo settore, la scelta dei servizi presenti all’interno della struttura, le attività di ricerca e formazione. Tali fattori hanno contribuito a stimolare gli operatori sociosanitari alla progressiva costituzione di una identità collettiva e alla creazione di un processo di innovazione. Questo è stato sapientemente valorizzato e messo a sistema dalle istituzioni sanitarie e locali.

La CDC si pone come riferimento locale di un’utenza che vive numerose barriere di accesso e di fruizione del Sistema sanitario regionale. In questo complesso contesto di intervento, maggiore è il grado di vulnerabilità sociale più rilevante è il ruolo della CDC come luogo di primo contatto e assistenza sul territorio. La risolutività della CDC risiede anche nella capacità di creare reti e legami con le realtà territoriali, nell’idea di costruire un percorso partecipato e rivolto alla comunità. In questa prospettiva, gruppi e attori del terzo settore storicamente attivi nelle attività di promozione sociale offrono un servizio di informazione e orientamento all’interno della struttura ASL. La loro presenza costituisce un ponte tra sistema sociosanitario e comunità. Nella stessa direzione si è costruita l’iniziativa svolta da associazioni del Terzo settore che hanno accompagnato operatori, studenti e tirocinanti in una passeggiata nel quartiere alla scoperta delle risorse, delle criticità e dei bisogni del territorio.

La CDC è il luogo di incontro tra professionisti di diverse discipline, in una prospettiva di assistenza orientata alla persona e alla comunità. La CDC ospita, nello stesso luogo fisico, servizi di salute e servizi sociali del Comune di Firenze. La vicinanza delle diverse figure professionali ha facilitato l’incontro e il dialogo tra gli attori sociali e sanitari che costituiscono il core delle cure primarie (Infermieri di famiglia e comunità, assistenti sociali, fisioterapisti, medici di medicina generale). A questo primo nucleo di lavoro si è aggiunta la presenza del Centro di salute mentale che ha svolto un ruolo di facilitazione attraverso lo scambio di pratiche e prospettive. Attraverso la condivisione di informazioni su pazienti e storie di vita, il gruppo ha progressivamente acquisito una metodologia di lavoro, ha elaborato un’identità collettiva e ha costruito un progetto comune per la CDC.

Dal 2019 si sperimentano all’interno della CDC momenti strutturati di lavoro di gruppo tra diversi professionisti dove si discutono casi complessi in carico a più figure professionali. Nel tempo le riunioni multidisciplinari si sono trasformate in analisi collettive sugli strumenti di lavoro e sul funzionamento dei servizi. È diventata prassi quotidiana anche la compresenza in ambulatorio o a domicilio delle differenti figure professionali coinvolte nell’assistenza.

Infine, un contributo rilevante è stato fornito dall’Università di Firenze che, attraverso la presenza di ricercatori, tesisti e tirocinanti, ha promosso un laboratorio di ricerca-azione sul territorio. Il processo, divenuto permanente, ha coinvolto servizi, associazioni e cittadini che al contempo si sono posti come oggetto e soggetto della ricerca. È in corso una mappatura del quartiere volta a conoscere le condizioni di salute del territorio e a comprenderne i determinanti sociali. Un’asse di ricerca è invece impegnata a indagare le dinamiche interne della CDC e le relazioni tra servizi e figure professionali. Incontri periodici di restituzione sono organizzati dal gruppo di ricerca per stimolare l’analisi e la progettazione.

Negli ultimi tre anni la CDC delle Piagge ha cercato di adattarsi al territorio sperimentando un modello di assistenza vicino ai principi della Comprehensive primary care. Nonostante gli sforzi realizzati, il processo trasformativo è ostacolato dalla frammentazione dei servizi che rende complessa la logistica e la programmazione. Ancora lontano è anche il coinvolgimento attivo della comunità, che sempre di più dovrebbe assumere un ruolo di guida nella politica sanitaria locale.

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