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EMILIA ROMAGNA: Le Microaree – Bologna

Interpretare la salute in prospettiva di prossimità in un’area metropolitana


Le Microaree

Il progetto Microaree a Bologna nasce nel 2019 come co-progettazione tra Distretto, Servizi Sociali Territoriali, Quartieri e l’Azienda Regionale per l’Edilizia Residenziale Pubblica. Ispirandosi al programma Habitat-Microaree di Trieste, il progetto è basato sui principi di prossimità e community welfare e sperimenta un modello di intervento interistituzionale e comunitario in aree cittadine a particolare vulnerabilità sociale e sanitaria. Ad oggi il progetto è stato implementato in due quartieri della città ed è prevista l’espansione in altre aree.

La Microarea può essere definita come una strategia “Area-based” implementata in un’area la cui popolazione conta circa 1.000-2.500 abitanti, dove prossimità territoriale e relazionale sono la base per: a) favorire l’emersione dei bisogni di salute inespressi ,creando condizioni favorevoli per l’accesso e andando a cercare che non si espone, b) conoscere nel concreto i processi che producono l’eccesso di malattia e l’inefficace utilizzo di risorse sanitarie che si riscontrano nella popolazione di riferimento; c) ricercando i diversi fattori che producono disuguaglianze e rischi per il benessere, d) attivare azioni volte al miglioramento della salute, d) conoscere e valorizzare le risorse locali.

Il principale dispositivo organizzativo della Microarea è rappresentato dalla micro-équipe di prossimità che opera nell’area di riferimento. La composizione (operatore/i dei servizi sociali e/o sanitari) e l’entità dell’impegno dell’équipe sono funzione dei bisogni di salute rilevati e della composizione demografica e sociale dell’area. Gli operatori costituiscono un riferimento stabile e chiaramente identificabile per gli abitanti e svolgono in loco un lavoro di conoscenza proattiva degli abitanti e con essi stringono relazioni di fiducia, che, insieme alla scala e la localizzazione dell’intervento, sono elementi strategici dell’approccio di prossimità. Una micro-equipe consapevole che non può fare a meno dei contributi delle diverse figure presenti nel territorio, da quelle dell’Ente locale /quartiere, a quelle della scuola e dei presidi educativi, a quelle formali e informali della comunità

La micro-équipe si occupa di strutturare iniziative di promozione della salute, a partire dai bisogni concreti degli abitanti e sviluppando mutualismo all’interno della comunità: grazie all’attivazione delle reti sociali del territorio, vengono proposte iniziative di movimento, socializzazione, sostegno emotivo/psicologico gruppali, health literacy, sostegno educativo per minori. Con strumenti di Population Health Management o grazie all’azione di “antenne di comunità” intercetta proattivamente chi non si rivolge ai servizi o non trova risposta efficace.

L’accesso ai servizi delle persone che altrimenti non ne avrebbero le risorse autonome è facilitato dall’équipe attraverso coordinamenti preventivi o accompagnamenti, nel principio dell’equità orizzontale e del diritto alla salute. Si sono svolte campagne di prevenzione primaria e secondaria.

L’équipe sostiene l’autocura e svolge interventi di sostegno e motivazione all’aderenza terapeutica, con il principale obiettivo di prevenire l’ospedalizzazione e in generale l’Istituzionalizzazione. Insieme ai servizi specialistici (sociali, sanitari, educativi) si occupa di costruire e sostenere progetti individuali complessi, che richiedono monitoraggio di prossimità e forte coordinamento, cercando sinergie di comunità laddove spesso mancano reti famigliari stabili ed è necessario supportare la domiciliarità o contrastare l’isolamento, e nel contempo sostenere il diritto e la dignità di ogni persona come cittadino, partecipe delle istanze sociali. Sono le premesse pe costruire, da una parte, una cultura diffusa della salute e, dall’altra, una comunità protagonista.

Due elementi connotano la scelta della microaree e della prossimità come metodo: la salute non è un “prodotto” acquistabile ma una dimensione profonda dell’esistenza che interpella il contesto di vita come co-protagonista di un disegno che ha nei cittadini i primi attori e non semplici fruitori. Il secondo aspetto riguarda le Istituzioni che sono certo di garanzia del disegno complessivo e nel contempo sono proiettate a dare voce a tutte le opportunità che il contesto contiene ed esse stesse accettano di essere una di queste. La microarea diventa una palestra di democrazia per il comune/quartiere e uno spazio di innovazione per il servizio sociale e sanitario che va oltre le logiche dei portfoli prestazionali in quanto tende a superare le categorie sociali per costruire diritti di cittadinanza. Nel disegno della Casa della Comunità la microarea si colloca come anello organizzativo alla fine della filiera (HUB,SPOKE e appunto microarea ) ma nel contempo riduce le distanze tra gli specialismi e con i saperi sociali che diventano elemento cruciale del sistema salute.

Si tratta di una scommessa possibile se mette in tensione tutte le Istituzioni chiamate a riformulare il proprio ruolo da meri erogatori a connettori permettendo a tutte le istanze di esprimere a pieno le proprie potenzialità, appunto il diritto di cittadinanza

Il contributo che l’Azienda USL di Bologna apporta alla strategia complessiva della Microarea è a vario livello: nello specifico sanitario delle azioni sopra descritte, nel coordinamento del progetto, ma anche contribuendo – insieme alle altre istituzioni implicate – a promuovere un modello di welfare generativo ed integrato. Si tratta di un’azione che pone in continua tensione l’identità organizzativa perché presuppone che, accanto al ruolo di erogatore di prestazioni sanitarie, acquisisca i ruoli di aggregatore di risorse non proprie e coordinatore di interventi che trascendono il proprio tradizionale perimetro organizzativo.

Riferimento: Ilaria Camplone

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